Titolo: Un'eterna domenica
Titolo originale: The Everlasting Sunday
Titolo originale: The Everlasting Sunday
Autore: Robert Lukins
Editore: Neri Pozza
Data di pubblicazione: aprile 2019
Pagine: 192
Prezzo: 16,50 €
Trama:
Inghilterra, 1962. Il diciassettenne Radford, scortato dallo zio, arriva a Goodwin Manor, un istituto per ragazzi che si sono «messi nei guai». Radford stringe subito amicizia con l’enigmatico West, e la vita a Goodwin Manor offre al giovane, giorno dopo giorno, una fragile pace, mentre, fuori dalle mura dell’edificio, infuria la peggiore tempesta di neve mai registrata da tre secoli a quella parte.
A vegliare su questi ragazzi ci sono pochi adulti: l’eccentrico Teddy che dirige l’istituto in modo anarchico, Manny, che tiene lezioni di elettronica e la cuoca Lilly. Ma Radford scopre presto che in realtà sono i ragazzi a prendersi cura l’uno dell’altro. Le loro famiglie e la legge non sono state in grado di farlo.
Ma sarà abbastanza, questo senso di comunione, quando la tragedia, all'improvviso, irromperà nelle loro vite, stravolgendo ogni cosa?
Recensione:
Se dovessi definire questo romanzo in due parole userei: poetico ed ermetico.
Appena chiuso mi ha lasciato una grande sensazione di abbandono e di incertezza per le decine di domande a cui non ho ricevuto risposta.
Ed proprio nell'incertezza e nell'attesa di risposte che ha inizio questa storia, con un incipit che lascia davvero tutto all'immaginazione.
Radford e suo zio sono in macchina, in un viaggio che potrebbe essere durato giorni come ore, fuori inizia a nevicare, l’aria è fredda, il gelo fra i due è palpabile e il silenzio assordante.
Non sappiamo perché abbiano litigato, non sappiamo dove si stiano recando, né perché, intuiamo solo che Radford si è ripromesso di non rivolgere la parola allo zio fino all'arrivo.
Arrivati a Goodwin Manor i due si salutano con distacco e ognuno prosegue per la sua strada.
Goodwin Manor, lo capiamo dopo poco, è una casa in cui vengono ospitati a lungo termine i ragazzi difficili, quelli dal carattere problematico o violento, o che hanno avuto qualche problema con la legge. Una specie di riformatorio, senza troppe regole, senza guardie, senza istruttori a cui dover render conto.
A fare gli onori di casa troverà West, un ragazzo della sua età, descritto come un “folletto vivacissimo che sorrideva troppo e si passava le mani tra i capelli con gesti avidi di un sapere segreto”.
La gentilezza e l’allegria spiazzante del ragazzo interferiranno con i suoi piani di mantenersi taciturno e intrattabile fino a fine serata.
Poco dopo farà anche la conoscenza di Teddy, l’enigmatico custode della casa e dei ragazzi.
Ma non c’è nulla che non sia misterioso in queste pagine dove tutto, ogni protagonista, ogni comparsa, e persino la stagione stessa, “il Grande Gelo”(un inverno così freddo e inclemente non si registrava da 82 anni), sembra custodire più di un segreto.
Radford, all’inizio schivo e poco incline a fidarsi e lasciarsi andare, troverà nella Casa, un vero e proprio rifugio e con il tempo inizierà a intenderla come casa sua, un luogo da cui non dover fuggire, ma un posto in cui far ritorno.
L’amicizia con West sarà fondamentale in questo. I due si legano in pochissimo tempo, e quasi in modo inspiegabile se visto dall'esterno.
West vive da tempo a Goodwin Manor, ha già il suo gruppetto di amici, ma Radford diventa un punto di riferimento sin da subito, il che permette al nuovo arrivato di entrare di diritto all'interno del gruppo.
West, Rich, Lewis e Brass, diventano loro il microcosmo del protagonista, un mondo fatto di scherzi, bevute, sigarette, ilarità, ma nessuna confidenza personale, nessun momento intimo in cui ognuno rivela all’altro il motivo di quella forzata reclusione.
E poi c’è Foster, un gigante silenzioso, dall'aria perennemente afflitta ma apparentemente innocua, che viene costantemente provocato da Brass, sicuramente il carattere più fumantino che l’edificio possa vantare.
Il Grande Gelo è anch'esso un grande protagonista del romanzo di Lukins, una presenza fissa e implacabile, che isola la casa e i suoi abitanti dal resto del mondo, li estranea e li reclude in un ambiente sempre più carico di disagi e tensione.
In un clima così, non è strano pensare che gli animi inizino a scaldarsi, i litigi ad aumentare, il nervosismo a crescere.
Un’eterna domenica è esattamente come lo descrive il titolo, giornate monotone tutte uguali, senza stimoli, sempre le stesse facce, gli stessi litigi, lo stesso modo di cercare svago da quei pomeriggi noiosi e freddi.
E la mancanza di rapporti veri e leali, basati sulla conoscenza profonda dell’altro e non solo sulla convivenza, si farà sentire.
Teddy, è il cuore della Casa, cercherà di tenere i suoi ragazzi al sicuro, non dando punizioni o impartendo ordini, ma invitandoli a essere l’uno il sostegno dell’altro. E’ questo quello che si è prefissato: non creare una prigione, ma semplicemente una casa dove ognuno deve prendersi cura dell’altro. Come una famiglia, una famiglia di cui si conosce poco o nulla, però, se non quel poco che si può intuire tra un sospiro e l’altro.
Commovente, dolce, enigmatico e brutale, un’eterna domenica descrive un mondo ovattato, apparentemente sicuro, ma in bilico tra quiete e tempesta, dove basta un nonnulla, per spezzare l’incanto e trasformare il sogno in tragedia.
Un libro poetico ed emozionante, tenero e straziante che indugia sulle problematiche e sulla natura mutevole degli adolescenti e dell’amicizia.
Considerazioni:
Ammetto di aver chiuso questo libro con una certa insoddisfazione.
Non perché non mi sia piaciuto, anzi, ma perché avrei voluto risposte che non ho ottenuto, avrei voluto leggere ancora dei suoi protagonisti, conoscerli a fondo, sapere il perché e il per come, dei vari comportamenti, conoscere il destino di alcuni protagonisti... in parole povere mi sembra che tutto si sia concluso troppo presto, avrei voluto più pagine, avrei voluto più storie.
Per tutta la lettura ho atteso le pagine in cui il gruppo di ragazzi si sarebbe finalmente riunito in un racconto più intimo e confidenziale, raccontandosi vicendevolmente i motivi della loro reclusione.
Se non da tutti mi sarei aspettata sicuramente che il confronto avvenisse tra Radford e West, questo mi avrebbe permesso di conoscerli meglio e affezionarmi maggiormente a loro.
Diciamo che forse qualcosa ho intuito, qualcos'altro sul passato di Radfort ci viene brevemente accennato, però avrei preferito leggere, piuttosto che dedurre.
E in questo libro (e questa non è proprio una critica, perché probabilmente sta anche qui la sua bellezza, la sua particolarità, e la sua forza) si deve ricorrere molto spesso alle deduzioni.
Avrei voluto sapere cosa ne è stato dei ragazzi “dopo” l’incidente che ha sconvolto gli equilibri della Casa (su questo non posso dirvi di più), cosa ne è stato di alcuni ospiti che sono improvvisamente spariti nel nulla (Snuffy e Victoria) e cosa ha riservato il destino al timido insegnate di elettronica Manny e alla simpatica cuoca Lillian, e allo stesso Teddy.
Nonostante tutte queste cose non dette, e forse chissà proprio grazie a queste, “Un’eterna domenica” è un romanzo che entra dritto nel cuore, con i silenzi e le fragilità dei suoi protagonisti, le frasi supposte, quelle non dette, l’incredibile affetto che lega i personaggi, sebbene nessuno di essi si sia aperto agli altri svelandosi.
E con lo stesso inspiegabile mistero, mi sono affezionata a loro, pur non conoscendoli, avrei voluto che quel grande inverno non finisse, che il terribile incanto cristallizzato in quell'inverno fosse durato ancora, magari per sempre. In una domenica davvero eterna.
Ringrazio Neri Pozza per avermi omaggiato di una copia cartacea di questo libro
il mio voto per questo libro
Non potevo non passare dopo la bellissima foto che hai messo su Instagram, ancora complimenti! (tra l'altro è anche bello tornare nella blogsfera e leggervi, finalmente mia figlia comincia a darmi un po' di pausa :) ) Aggiungo questo libro nei libri da prendere, mi ispira tantissimo!
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