Salve avventori,
domani uscirà uno dei libri più attesi al momento, edito Mondadori e firmato dalla famosissima Victoria Schwab, ovvero "La vita invisibile di Addie LaRue". Per molti di voi, non ci sarà bisogno di presentazioni, ma per tutti gli altri ci pensiamo noi con il review party che vi terrà compagnia, da oggi sino al 26 novembre.
Qui sotto potete trovare la mia recensione, in cui vi spiego, in modo forse un po' troppo dettagliato per i vostri gusti, perché mi è piaciuto così tanto.
Titolo: La vita invisibile di Addie LaRue
Autore: V. E. Schwab
Editore: Mondadori
Data di pubblicazione: 24 novembre 2020
Pagine: 492
Prezzo: 24,00 €
Trama:
E se potessi vivere per sempre, ma della tua vita non rimanesse traccia perché nessuna delle persone che incontri può ricordarsi di te?
Nel 1714 Adeline LaRue si imbatte in uno sconosciuto e commette un terribile errore: sceglie l’immortalità senza rendersi conto che si sta condannando alla solitudine eterna.
Tre secoli di storia, di amore, di arte, di guerra, di dolore, della solennità dei grandi momenti e della magia di quelli piccoli.
Tre secoli per scegliere, anno dopo anno, di tenersi stretta la propria anima.
Fino a quando, in una piccola libreria, Addie trova qualcuno che ricorda il suo nome.
Recensione:
Il mondo è così vasto che per vederlo tutto non basterebbero dieci vite.
Il tempo scorre così veloce da trasformare le ore in mesi e poi in anni, senza che ce ne rendiamo conto, senza che nessuno possa fermarlo.
Come può dunque una ragazza nel fiore negli anni, avida di esperienze ed emozioni, accontentarsi del poco che il suo piccolo paesino ha da offrirle? Come può accettare di vivere e morire nello stesso limitatissimo sprazzo di terra?
Ed è così che Adeline LaRue, ventitré anni, nata e cresciuta nello sperduto villaggio francese di Villon non ci sta, e in una notte di mezz'estate dice no al destino che i genitori hanno in serbo per lei.
Non diverrà moglie, né madre, lei desidera essere libera e senza legami. Vuole poter scappare lontano da lì e tornare solo quando ne avrà voglia, non rispondere a nessuno dei suoi comportamenti, se non a se stessa.
Ma siamo agli inizi del Settecento - è il 29 luglio del 1714 per l'esattezza - e ad una donna non è permesso decidere del proprio futuro. Ragion per cui, per quanto non voglia, in men che non si dica, la giovane Addie è promessa in sposa ad un uomo che non ama e che farà di lei la madre surrogata per i suoi figli.
La vecchia saggia del paese, la solitaria Estele, le ha insegnato, sin da quando era solo una bambina, a pregare nel bosco gli antichi dei per ottenere dei favori, ma mai prima dell'alba e né dopo il tramonto.
La data del matrimonio si avvicina ma nessuno ha ancora ascoltato le sue preghiere. Addie è disperata, manca poco, troppo poco, e a lei non resta che sperare che le sue richieste vengano prima o poi esaudite. Continua a pregare, con la mente piena di pensieri e gli occhi chiusi, fino all'ultimo istante, mentre il suo sposo la attende impaziente all'altare, il tramonto cala alle sue spalle, ed il buio la incalza, fino a che una mano e una voce le propongono una via d'uscita: la sua anima in cambio della libertà e della vita eterna.
Addie non sa quale oscura divinità abbia risposto al suo appello ma accetta, ormai non ha nulla da perdere. Ma ogni patto ha un prezzo, e lei ne scoprirà le conseguenze solo quando sarà troppo tardi.
Basta un battito di ciglia, e gli anni scivolano via come foglie.
Ora che Adeline ne ha sedici, tutti parlano di lei come di un bocciolo estivo, di un esemplare da cogliere e sistemare in un vaso, destinato a nient’altro che a fiorire e poi avvizzire. Tale e quale a Isabelle, che vagheggia una famiglia invece che la libertà e sembra appagata all’idea di schiudersi fugacemente prima di appassire.
No, Adeline ha deciso che sarebbe più volentieri un albero, come Estele. Se proprio deve mettere radici, vuole il diritto di germogliare spontaneamente anziché essere potata, di starsene tutta sola e crescere a cielo aperto. Sempre meglio che diventare legna da ardere, fatta a pezzi solo per bruciare in qualche camino.
Victoria Schwab, con questo romanzo, mescola una trama appassionante e avvincente al fascino senza tempo di alcune delle domande esistenziali che, per secoli, hanno tenuto impegnate anche le menti più brillanti.
Ad esempio, cosa siamo disposti a fare per veder realizzati i nostri più sentiti desideri?
E, soprattutto, a cosa siamo pronti a rinunciare?
Addie voleva vivere più di ogni altra cosa, eppure per farlo ha dovuto abbracciare le tenebre e la solitudine. Una maledizione è calata su di lei come un'ascia: per essere completamente senza legami, è necessario che nessuno conservi il suo ricordo. La ragazza francese potrà entrare nella vita delle persone, conoscerle e persino amarle ma, una volta uscita dal loro raggio visivo, sarà dimenticata.
Noi lettori, seppur guidati da un narratore esterno, avremo pieno accesso ai suoi pensieri, alle emozioni e alle sue svariate esperienze quotidiane.
Da quando era solo una bimba innocente e curiosa, che sognava di scoprire il mondo sino a quando, divenuta donna, la speranza si è tramutata prima in illusione e poi in disperazione.
Lei così giovane, e già condannata ad una vita di rinunce e sacrifici, ad un'esistenza di silenzi e ambizioni soffocate. E poi viene la fine, se non per Addie, almeno per la sua prima vita.
Si risveglia, la mattina dopo il patto, quasi credendo di aver sognato, eppure una volta raggiunto il villaggio, nessuno la riconosce, né la madre che la rimbrottava, né il padre che la amava, né Estele che la istruiva, e neppure l'amica Isabelle che, da sempre, le faceva compagnia. Per tutti è un'estranea da cui diffidare, una strega che non può portare altro se non guai.
La figlia dei LaRue capisce solo in quel momento le conseguenze della sua determinazione: un tempo indefinito da spettro invece che pochi decenni da viva.
Non avendo più nulla da custodire e proteggere, non le resta che partire, lontana dal dolore che ha procurato agli altri e a se stessa, lontana dalla sua famiglia, dalla casa, dal passato che oramai può solo ferirla.
Adesso, mentre alza gli occhi sul tramonto screziato, prova nostalgia di casa.
Non di Roger o del futuro che le stava stretto, ma del tocco legnoso della mano di Estele che le mostrava come saccheggiare una siepe di lamponi, del mormorio delicato della voce del padre intento a lavorare nel capanno, dell’aria satura di resina e segatura.
Tutti i pezzi della sua vita che mai e poi mai aveva messo in conto di perdere.
"La vita invisibile di Addie LaRue" è un romanzo dal forte impatto emotivo, come probabilmente immaginerete. Impossibile non identificarsi nella protagonista, non sentire sulla propria pelle le sue paure, la solitudine, i momenti di sconforto, la sofferenza di secoli vissuti nell'ombra.
La forza del romanzo sta proprio in questo, nell'affondare la lama nei timori di ognuno di noi, nelle nostre angosce, nei pensieri che, come un tarlo, ci affollano la mente.
Chi vorrebbe essere dimenticato?
C'è chi cerca la fama, chi tenta di imprimere il proprio nome nella storia, e c'è chi desidera soltanto essere importante per qualcuno, insostituibile, indimenticabile.
In un modo o nell'altro, tutti vogliamo imprimere un segno. Speriamo che il nostro ricordo bruci nella mente e nel cuore di chi ci lasciamo alle spalle, che un vuoto incolmabile prenda il posto della nostra presenza, una volta andati via.
Provate ora a pensare a come sarebbe atroce scoprire di essere irrilevanti, non per uno, ma per ogni persona che incrociate nel vostro cammino. Essere l'amore di nessuno, il figlio di nessuno, l'amico di nessuno, in una parola il nulla assoluto.
Nessuna via di scampo, affezionarsi a qualcuno, sapendo già che il tuo affetto non sarà mai ricambiato e corrisposto, intere giornate di abbracci e risate, o notti di passione che all'alba si trasformano in tabula rasa, in una serie di silenzi imbarazzanti e sguardi vacui e confusi.
Accontentarsi delle briciole, perché non puoi avere altro che quelle.
Essere dimenticata, riflette, è un po’ come impazzire. Cominci a chiederti che cos’è reale, se tu sei reale. In fin dei conti, come può esserlo qualcosa impossibile da ricordare? La fa pensare a quel koan zen, quello sull’albero caduto nella foresta.
Se nessuno l’ha sentito, è successo davvero?
Se una persona è incapace di lasciare un segno, esiste veramente?
E poi, chi non vorrebbe vivere per sempre?
Gli anni scorrono via così veloci, che ci sembra non avere il tempo di fare nulla.
Quanti sogni avevamo nel cassetto da bambini, e quanti ne abbiamo realizzati per davvero?
I viaggi che abbiamo sempre desiderato fare, le esperienze che avremmo voluto accumulare come tesori, i traguardi che avremmo voluto raggiungere, ci osservano da lontano e ci ricordano che ogni secondo perso è un secondo che non torna più.
Insomma una lettura non leggerissima da questo punto di vista, sicuramente nostalgica e, a tratti, anche un bel po' deprimente. Eppure il racconto di Addie non è solo il ritratto della sofferenza e della solitudine, ma è anche l'immagine del riscatto, della libertà più assoluta, e delle infinite possibilità.
Il vedere il mondo cambiare, decennio dopo decennio, e secolo dopo secolo, assistere alla storia in divenire e farne parte, il donarsi senza remore agli altri, l'assaporare ogni momento senza pensare al domani, il non indugiare sul passato né sul futuro, ma il godersi un eterno ed emozionante presente.
Almeno fino all'arrivo di Henry, la cosiddetta eccezione che conferma la regola.
Per qualche strana ragione lui ricorda. Non c'è porta, sonno o distanza che possa fargli dimenticare quel vulcano di energia e spensieratezza, quelle sette lentiggini sul viso che sembrano stelle, quegli occhi profondi e misteriosi.
Con lui, la nostra protagonista scopre un mondo nuovo fatto di condivisione e conoscenza, piccoli passi che si trasformano, giorno dopo giorno, in intimità e confidenza, notti infuocate che sfociano in risvegli fatti di coccole e abbracci, una nuova elettrizzante quotidianità alimentata da segreti, battute in codice e piccole insostituibili abitudini.
La normalità per ogni innamorato diviene il sogno ad occhi aperti per Addie, un tesoro così prezioso da temere che le venga portato via, che svanisca all'improvviso come un incantesimo spezzato.
Ma Henry Strauss non è solo la conquista insperata della donna immortale, ma un personaggio a tutto tondo che unisce voglia di vivere e fragilità. E se immedesimarsi in Adeline è stato facile, avvicinarsi al mondo imperfetto del dolce bibliotecario lo è ancora di più.
Lui che desidera essere amato, e non più giudicato per i risultati delle sue scelte. Henry che vede gli altri che si affannano e corrono per raggiungere la meta prevista, mentre lui rimane fermo, incapace di scalare la vetta. Che vuole essere abbastanza, almeno una volta nella vita, almeno per qualcuno, che sente più di tutti e soffre anche di più, che cerca una via d'uscita da un'esistenza che lo soffoca, e lo spinge nel baratro.
Henry ha quattordici anni la prima volta che ruba un goccio di liquore al padre, giusto per tenere a bada il volume. Ne ha sedici quando trafuga un paio di pastiglie dall’armadietto dei farmaci della madre, giusto per sedare il dolore. Ne ha venti, la volta che si sballa a tal punto che pensa di vedere delle crepe aprirsi sulla pelle, nei punti esatti in cui sta andando in pezzi.
Nel suo cuore c’è uno spiffero.
Da lì entra la luce.
Da lì entrano le tempeste.
Da lì entra di tutto.
Ma il giovane Strauss non è l'unico uomo importante nella vita di Addie, sebbene l'unico umano. Dopo una serie di avventure amorose, e prima di incontrare il vero amore, la donna trova conforto nelle braccia della sola figura che conserva ancora il suo ricordo, colui che conosce ogni suo più intimo desiderio e che, proprio per questo motivo, l'ha condannata alla dannazione eterna: il dio, o il demone, Luc.
Dopo averlo detestato per anni, comincia a sentire il bisogno prima della sua compagnia, e poi del suo affetto.
Perché per quanto possa sembrare strano, anche i diavoli hanno sentimenti, anche loro soffrono la solitudine, anche loro sono capaci d'amare.
Il rapporto tra Addie e Luc è indecifrabile, una specie di odio e amore, uno stuzzicarsi continuo, una sottesa tensione sessuale, una sfida all'ultimo sangue. Ma è anche complicità, familiarità, e sostegno.
Se Henry è la freschezza di una giornata primaverile, Luc è la calda e avvolgente coperta di una notte invernale: entrambi diversi, entrambi necessari.
Come avrete capito, in questo libro, la sfera sentimentale ha un ruolo preponderante, e se in linea generale la cosa mi avrebbe infastidito e non poco (se avete imparato a conoscermi, sapete che io e le storie d'amore letterarie non potremmo essere più distanti), in questo caso trovo la scelta coerente con la trama.
Tutti nel corso della nostra vita ci rapportiamo con gli altri, sperando di riconoscere nella folla la cosiddetta persona giusta. Come potrebbe quindi una che ha vissuto più di trecento anni non aver amato? Come potrebbe parlarci di sé senza far riferimento al suo cuore spezzato e ricucito?
Una storia passionale, altroché, ma solo perché il tempo è un lusso che non può permettersi.
Certo, lei fantastica di risvegli assonnati davanti a un caffè, di braccia e gambe che si intrecciano, di battute in codice e risate spontanee: tutti lussi che vanno di pari passo con la conoscenza reciproca.
Ma non può godersi un crescendo lento, un desiderio senza frenesia, un’intimità coltivata per giorni, settimane, mesi. No, non nel suo caso.
Così Addie vagheggia mattinate insieme, ma è della notte che si accontenta e, se proprio non può essere amore, be’, almeno che non sia nemmeno solitudine.
Ma la bellezza del romanzo si basa non solo su questo, ma su molti aspetti: lo spessore dei personaggi e dei loro comportamenti perfettamente credibili, ma anche il ritmo della narrazione che si muove a balzi tra passato e presente, anticipando qualcosa, ma mai troppo. E poi l'accuratezza delle descrizioni, dei salotti parigini di metà Settecento, della vita notturna newyorkese del nuovo millennio, passando per le campagne inglesi di fine Ottocento, ed ancora il fascino della storia, l'atrocità delle guerre e l'incanto della ricostruzione successiva.
In conclusione una storia che ti travolge e ti trascina, da una città all'altra, da una vita all'altra, da una ragazza persa ma affamata di vita, sino ad un ragazzo disperato e bramoso d'amore, per arrivare poi alle tenebre che tutto vogliono, ma che non tutto possono ottenere.
Ringrazio la casa editrice Mondadori per avermi fornito una copia di questo romanzo
il mio voto per questo libro
Prima di lasciarvi, vi lascio il calendario, dove potete trovare tutte le tappe del review party.
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