giovedì 10 settembre 2015

Recensione: "Dov'è finita Audrey?" di Sophie Kinsella

Titolo: Dov'è finita Audrey?
Titolo originale: Finding Audrey
Autore: Sophie Kinsella
Editore: Mondadori
Data di Pubblicazione: 9 giugno 2015
Pagine: 285
Prezzo: 16.00 € (cartaceo) 6.99 € (ebook)

Trama:
Audrey ha 14 anni ed è da tempo che non esce più di casa. Qualcosa di brutto è successo a scuola, un episodio di bullismo che l'ha profondamente segnata e ora lei è in terapia per rimettersi da gravi attacchi d'ansia e panico che non le permettono di avere contatti con il mondo esterno. 
Per questo indossa perennemente dei grandi occhiali scuri, sono il suo modo di proteggersi e sfuggire al rapporto con gli altri. 
Il fratello invece è un simpatico ragazzino ossessionato dai videogiochi che, con grande disperazione della madre nevrotica, non si stacca un attimo dal suo computer e dal suo videogioco preferito, come il suo amico Linus che condivide la stessa mania. 
Ma quando Audrey incontra Linus nasce in lei qualcosa di diverso... deve poter trovare un modo per comunicargli le sue emozioni e le sue paure. 
Sarà questa nuova scintilla ad aiutare non solo lei, ma la sua intera famiglia scombinata. 

Recensione:
Con questo libro ho finalmente conosciuto la vena ironica per la quale Sophie Kinsella è tanto nota ed apprezzata.
In questo romanzo, dedicato ad un pubblico giovanile, affronta un tema importante come il bullismo, ma lo racconta in maniera leggera e ironica, facendo riflettere e al contempo sorridere. 
Crea dei protagonisti, un gruppo familiare, talmente buffo e strampalato a cui non si può resistere.
Audrey, la protagonista, ha subito un trauma che l'ha scossa profondamente e da allora vive rinchiusa in casa. Non va più a scuola, non esce e non parla, se non con i componenti della sua famiglia, e anche con loro non è più la stessa.
Anche in casa non si sente al sicuro e per questo indossa degli occhiali scuri per proteggersi dal mondo e dalla sua cattiveria.
Audrey è infatti una vittima di bullismo e anche se non ci sarà mai dato sapere (purtroppo o per fortuna) qual è esattamente la natura dei fatti che l'hanno turbata così profondamente, ne riusciamo a percepire l'entità.
Audrey è persa, preda della paura e dell'angoscia, ma pur essendo provata da ciò che ha vissuto riesce comunque a ridere di se stessa e a far ridere il lettore.
Si racconta con simpatia e sottile ironia, e con la stessa sciolta leggerezza ci racconta la sua famiglia.
Una madre, Anne, maniaca del controllo, lunatica, nevrotica e suscettibile. Decisamente assurda.
È il personaggio più controverso del libro, quello che suscita sentimenti più contrastanti.
In alcuni momenti è addirittura insopportabile, in altri più comprensibile. 
Rappresenta, per certi versi, il genitore che si comporta in modo più infantile dei figli che ha cresciuto ed educato.
Basa la loro educazione e l'andazzo della routine familiare sulle statistiche e i consigli letti nel "Daily Mail", la sua personale Bibbia, che segue in maniera ossessiva.
Punisce senza conoscere, vieta senza ragione, zittisce senza ascoltare, fa domande di cui non ascolta le risposte, parla senza comunicare e vuole sempre avere ragione. 
In poche parole: la classica protagonista dei romanzi della Kinsella, solo che in questo caso la protagonista non è lei (e meno male XD). 
Il papà, Chris, è un personaggio abbastanza invisibile. Non rappresenta il classico padre di famiglia che si è abituati a vedere nei film, ovvero la figura forte, che prende di pugno la situazione e ha tutto sotto controllo, ma l'esatto opposto. 
Chris è la rappresentazione meno lusinghiera, ma probabilmente più fedele, di quella che è la figura paterna nelle famiglie moderne. 
Non prende parte alle discussioni, se non sotto ripetuto incitamento da parte di sua moglie, non si interessa più di tanto a quello che combinano o non combinano i propri figli, preferisce non mettere bocca nei litigi, lascia che sia sua moglie a decidere sui piaceri, doveri, obblighi e punizioni della prole e... gli va benissimo così.
Frank è un soggetto esilarante. Manderebbe in crisi molte mamme-robot come Anne, ovvero quelle donne che trattano i figli come oggetti di cui farsi vanto in giro, e non come vere e proprie persone con i loro personali gusti e passioni.
Pazzo per i videogiochi, ma non per questo poco intelligente, Frank agogna il sogno di partecipare al torneo internazionale di LOC, e per questo passa ore e ore davanti al PC ad allenarsi. Sarcastico, pungente, furbo, ha sempre la risposta pronta e la scusa in tasca.
Felix è il piccolino di casa, e come tutti i bambini sa spiazzare e divertire con la sua disarmante ingenuità.
Ed è proprio quest'ingenuità che fanno di Felix l'unico porto sicuro per Audrey, che solo con lui riesce ad essere se stessa, la vecchia Audrey, quella che era prima che accadesse tutto quanto.
Ritrovarsi, riconoscersi e tornare a guardare le persone negli occhi e riscoprire il mondo fuori dalle mura di casa, è questo il lento percorso in cui la vedremo coinvolta.
Un percorso duro, fatto di strade in salita e strade in discesa, ma dove troverà la forza e gli incentivi giusti che la porteranno ad incamminarsi sulla via della guarigione.
"Dov'è finita Audrey?" con serenità e delicatezza affronta un tema difficile e complesso, regalando molti momenti di allegria e altrettanti momenti di tenerezza e riflessione.

Considerazioni:
Prima di leggere questo suo ultimo lavoro, della Kinsella avevo letto solo "Sai tenere un segreto?" che, come potete vedere dalla recensione, si è rivelata una vera ciofeca letteraria XD
Avevo sempre sentito dire un gran bene sul suo modo di scrivere: sarcastico, ironico, divertente, intelligente etc.
Ma la storia che avevo letto non rispecchiava affatto queste caratteristiche, insulsa e banale con protagonista una delle donne più sciocche di cui abbia mai letto.
Nella mia testa però ha sempre continuato a far capolino un piccolo dubbio. 
Possibile che sia stata solo sfortunata nella scelta? Possibile che abbia scelto proprio il suo libro più brutto? 
Nonostante questo le trame dei suoi libri non mi hanno mai attirato, storie troppo frivole per i miei gusti.
Invece quando ho letto quella di "Dov'è finita Audrey?" ho pensato che se volevo davvero dare una seconda chance a questa scrittrice, questo era il libro giusto per farlo.
E questa volta ho scelto bene! 
La Kinsella in questo romanzo, dedicato ad un pubblico giovanile, affronta un tema importante come il bullismo, ma lo racconta maniera leggera e ironica, facendo riflettere e al contempo sorridere. 
Dà vita ad un quadretto familiare esilarante, un po' folle, ma adorabile. 
Anne, è il personaggio che meno ho apprezzato. Ma questo non va a scapito del libro, perché comunque rappresenta un modello di figura genitoriale che effettivamente esiste e che realmente non sopporto. 
Ovvero la madre che è più immatura dei suoi stessi figli.
Può una madre decidere come educare un figlio in base alle statistiche di un giornale?
O meglio, può non fregarsene assolutamente nulla di cosa faccia o non faccia suo figlio, fino a che non legge una stupida casistica sul Daily Mail? 
E non solo, Anne impone il suo volere senza sentire ragioni, tratta il figlio maggiore, Frank, non come un essere pensante, ma come un oggetto di sua proprietà.
Ha visto in lui l'ossessione per i videogiochi e non riesce (e non vuole) vedere altro.
Non sa che fa parte della squadra di corsa campestre, non sa che va benissimo in chimica, praticamente non sa nulla di lui e nemmeno le interessa. 
Anne prende a cuore questa questione dei videogiochi solo per placare i suoi sensi di colpa e sentirsi, in qualche modo, una buona madre, ligia al suo dovere.
Tuttavia non fa nulla di tutto quello che una brava madre dovrebbe fare per essere considerata tale.
Questa è l'opinione più dura che mi sono fatta di lei. 
Me ne sono fatta anche un'altra un tantino più leggera, ma che non va totalmente a scalfire la prima, diciamo che la mitiga solo in parte.
Ho pensato che, forse, Anne dopo il trauma di ciò che è successo a sua figlia Audrey si sia sentita in parte colpevole per non averla protetta abbastanza, di non aver intuito il problema prima che esso diventasse tale.
Il senso di colpa, e la paura di non essere stata una brava madre l'hanno messa in allerta.
Così lette le avvisaglie di un secondo problema con il figlio maggiore "la dipendenza da videogiochi" ha deciso di stroncarlo sul nascere, e ha fatto di questo obiettivo la sua ossessione.
Ed è questa ossessione che le ha impedito di interessarsi anche agli altri interessi del figlio. 
Questo la assolve? No. La giustifica? Forse. 
Nonostante l'antipatia per il suo carattere, non ho potuto, in alcune occasioni, fare a meno di trovare divertenti anche le sue trovate.
Ma la simpatia è la caratteristica che accomuna tutti i componenti della famiglia Turner.
La stessa Audrey, nonostante il trauma subito, riesce a mostrarsi ironica a spiritosa.
Il racconto non diventa mai deprimente e, nonostante questo, non toglie mai serietà alla tematica che va trattando. Invita anzi a mettersi nei panni di chi subisce, e questo è molto importante, soprattutto per il pubblico a cui è rivolto.
Oggigiorno gli atti di bullismo sono all'ordine del giorno, e il fatto che una scrittrice tanto nota, letta e apprezzata scriva un libro, rivolto ad un pubblico giovane, incentrato su questo tema, è esso stesso un segnale importante.
Chissà che qualcuno leggendolo provi a mettersi nei panni di chi è più debole e che, nel momento in cui gli capiti l'occasione, non cada nel meccanismo di far gruppo con il più forte perché è più facile, più divertente o perché fa più figo. 
Anche la strada del silenzio non è quella giusta. 
Natalie, la migliore amica di Audrey non si schiera, forse per paura di essere anche lei presa di mira. 
Decisamente più grave invece il ruolo di Izzy Lawton, una delle ragazze che hanno tormentato Audrey e che poi desidera incontrarla, non perché sia veramente pentita delle sue azioni, ma per lavarsi la coscienza. 
Lei non era la capobanda, ma una delle tante che, per stare nel gruppo dei più popolari, accordava ed eseguiva gli ordini della leader Tasha Collins.
Tasha è il classico personaggio che si vede nei film americani, ma che non si pensa mai possa esistere davvero. La ragazza popolare che ha mezza scuola ai suoi piedi, insegnanti compresi.
Magari penserete che certe cose esistono solo nei film, invece sono più che reali, io stessa ho conosciuto una Tasha Collins, e sono sicura che in dosi più o meno massicce l'abbiano conosciuta in molti.
Le persone come Tasha, che chissà perché hanno un carisma tale da sottomettere gli altri al loro volere, da riuscire a spingerli a fare cose sbagliate facendole apparire giuste solo perché se fatte con loro o per loro si ha (o si pensa di avere) la loro approvazione, sono abbastanza, ma non tantissime.
Queste persone hanno potere solo perché sono gli altri che le fanno sentire importanti, e per altri mi riferisco alla massa di soggetti che, come pecore, stanno ai loro ordini e voleri.
Così nasce il bullismo. Quel bullismo che nella realtà distrugge vite di ragazze che, come la Audrey del libro, sono troppo fragili per sopportare offese e calunnie.
Tornando ad Audrey, la scrittrice non ci fa sapere cosa le sia successo esattamente, in che modo le sue compagne di scuola l'abbiano schernita e derisa, e non so ancora se ho apprezzato o meno questa scelta. 
Da una parte si, perché in questo modo ha reso Audrey una ragazza tipo in cui chiunque potrebbe riconoscersi, dall'altra no perché, da curiosa, sono rimasta un po' insoddisfatta.
Di sicuro invece ho apprezzato la conclusione del confronto tra Audrey, Frank, Izzy e i suoi genitori.
Cioè, avrei preferito che Audrey dicesse qualche parola in più a quella infame vestita da angioletto, ma ne ho apprezzato il senso e penso di averlo compreso.
Credo che, con quel faccia a faccia, la Kinsella abbia voluto mostrarci qualcosa di noto, ma che vale sempre la pena ribadire. 
Bulli non si nasce, ma si diventa, e da due genitori così presuntuosi, a cui tutto pare dovuto e che non si abbassano a chiedere scusa, nemmeno quando hanno torto marcio, e che anzi vogliono pure passarla liscia, pensiamo davvero che potesse nascere (anzi dovrei dire crescere) qualcosa di tanto diverso da Izzy?
E ancora: può qualcuno che è stato un bullo da ragazzo diventare un adulto diverso? Una persona umile? A mio parere no, ma Audrey ha fatto bene a togliersi il dubbio.
Mi rendo conto di non aver detto nulla su Linus e sulla tenera amicizia sbocciata tra lui e la protagonista. Non perché non l'abbia trovata una parte importante della storia, anzi. A mio parere è chiaro che sia stato proprio l'interesse per il ragazzo, più che l'esperimento dei video ad aver dato l'incentivo ad Audrey per uscire finalmente dal suo guscio.
Ho trovato molto carino il modo in cui i due hanno instaurato il dialogo tramite i bigliettini e il provvidenziale aiuto del fedele Felix, bambino da riporto XD
Concludo il papiro dicendo che ho trovato "Dov'è finita Audrey?" un libro che seppur rivolto ad un pubblico in età adolescenziale, come lo è del resto la sua protagonista, può essere letto e apprezzato anche da un lettore adulto.
Io, ad esempio, ho trovato molto più adulto questo che non "Sai tenere un segreto?" che pur essendo rivolto ad un pubblico maturo tratta una storia estremamente sciocca e puerile.


Ringrazio la casa editrice Mondadori per avermi inviato una copia del romanzo.

il mio voto per questo libro

4 commenti:

  1. lo avevo scartato proprio per il target di pubblico a cui è rivolto, ma leggendo la tua recensione credo che lo rivaluterò :)

    RispondiElimina
  2. Della Kinsella lessi un po' di tempo fa "I love shopping". Mi era piaciuto ma non abbastanza da comprare tutti gli altri seguiti. Questo invece mi sembra abbia una trama più originale, e mi piace anche il fatto che riesce a parlare di un tema serio come il bullismo, ma in modo leggero.
    Complimenti per la recensione approfondita :)

    RispondiElimina
  3. La Kinsella di solito mi piace, ma in genere ho letto i vari «I love shopping...», «Ho il tuo numero» e «La regina della casa», emi sono sempre piaciuti. Leggerò volentieri anche questo. Ciao!

    RispondiElimina
  4. A me la Kinsella è sempre piaciuta, mi ha regalato ore di spensieratezza. Però ultimamente mi lascia sempre un senso di... "mmm", cioè non definito. Chissà che non era così brillante e geniale solo all'inizio e ora non inizi a stancare. Bah.
    Complimenti per il blog, se ti va passa dal mio.

    RispondiElimina

♥ Dimmi la tua ♥
Accetto volentieri saluti e commenti relativi all'argomento del post. Evitate i commenti volti esclusivamente a pubblicizzare i vostri blog. Grazie!