lunedì 28 settembre 2015

Recensione: "Orso" di Tom Cox

Titolo: Orso
Titolo originale: The Good, the Bad and the Furry
Autore: Tom Cox
Editore: Piemme
Data di Pubblicazione: giugno 2015
Pagine: 210
Prezzo: 16,50 € 

Trama:
Dopo la separazione dalla moglie Dee, a trentacinque anni Tom si ritrova da solo in una grande casa di campagna con quattro dei sei gatti che lui e la moglie condividevano. C’è Ralph, un maestoso soriano che irradia compiacimento, ama miagolare il proprio nome all’alba e vive nel costante terrore dello stendibiancheria di metallo. Suo fratello Shipley, sottile e muscoloso, esperto nel furto di cibo, petulante e lamentoso, che si rilassa solo se lo metti a pancia in su. Poi c'è l’ultima arrivata, Roscoe, una gattina con la mascherina da Batman, lo smoking con lo sparato bianco e la coda intinta nella vernice bianca. È ossessionata dal doppio che le appare nello specchio: si sfidano per ore immobili, in attesa della prima mossa, ma quando lei tenta di acciuffarla, l’altra sparisce. Ed Infine Orso. Orso non è un gatto, è un poeta gotico che solo per caso ha quattro zampe e una coda. Sopporta con fatica di convivere con altri gatti dal QI infinitamente più basso del suo, che lo distraggono dalla contemplazione dei mali del mondo, e getta su Tom uno sguardo che dice: «Perché sono un gatto?».

Recensione:
A prima vista quello di Tom Cox potrebbe sembrare solo l'ennesimo libro che ha per protagonista un gatto. In realtà la storia narrata offre molto di più. Ovviamente i felini ci sono (e hanno un posto preponderante) ma non sono loro il fulcro della narrazione. Al centro di tutto c'è Tom, che, all'età di trentacinque anni, si ritrova a dover ripartire da zero e ricostruire la sua vita pezzo per pezzo. Con poco denaro e senza più una moglie al suo fianco, trova consolazione negli amici speciali che da anni costituiscono l'unica costante della sua esistenza. In Ralph, che ha paura dello stendibiancheria di metallo e delle mani troppo pulite, o Shipley, che riempie le giornate a suon di imprecazioni e lamentele, fino ad Orso, i quali occhi umidi e melanconici, non possono non infondere tenerezza e perplessità in chiunque si trovi al suo cospetto.

Guardare Orso significava vedere tutta l'angoscia causata da tutto ciò e in più l'angoscia del resto del mondo. Se gli occhi sono lo specchio dell'anima di un gatto, gli occhi di Orso facevano sembrare di vetro appannato quello di tutti gli altri gatti.

Tutti loro, insieme al goffo e anziano Janet, con le loro marachelle e le bizzarre manie, non fanno che rendere i giorni di Tom unici e irripetibili, fino a quando due nuove presenze femminili non arriveranno a dare nuova linfa ad una famiglia già ben rodata. Ed è qui che faremo la conoscenza di Gemma, la nuova compagna di Tom, e soprattutto di Roscoe, l'adorabile gattina travestita da Batman, che non fa che correre da una parte all'altra per far fronte a tutti i suoi gravosi impegni. 
Lei sarà l'ultimo (almeno per ora) tassello di un puzzle che sembrava già perfetto. Un puzzle che racconta di una famigliola un po' particolare, che non fa che regalare sorprese e aneddoti divertenti.
Ed è questo il bello del libro: niente di quello che troverete in queste pagine risulterà mai banale o noioso. Leggere dei Cox è un vero piacere. Più sai di loro e più ti sembra di conoscerli, di poter prevedere le reazioni delle piccole pesti a quattro zampe, o anche del loro capofamiglia un po' sopra le righe.
Soprattutto il ritratto dei gatti è una delle cose che più mi ha convinto. Si nota che a parlare, o meglio a scrivere, è una persona che conosce benissimo i loro bisogni e le loro abitudini. Niente appare forzato o poco convincente. Altra cosa che ho davvero apprezzato è l'ambientazione, il vivido e rigoglioso Norfolk, che fa da scenario alla storia. Avremo molte occasioni di "visitarlo" e osservarlo, tramite le descrizioni di Tom e le sue frequenti escursioni (in cui tra l'altro lo scrittore avrà modo di incontrare tantissimi altri animali). 
E che dire poi dei siparietti che vedono come attori i genitori di Tom, alle prese con altri animali domestici e non? Mick e Jo, e i loro spassosi modi di fare, sono un'ulteriore boccata di aria fresca in un'atmosfera già bella frizzante. 
Ora potrei passare il tempo ad elencarvi tutti i passi che mi hanno conquistata (e credetemi lo farei volentieri), sia quelli che mi hanno strappato un sorriso che quelli che mi hanno rattristato, ma non preoccupatevi, non lo farò. 
Mi basta dirvi che questa lettura è una di quelle che ti entra nel cuore. E non perché parla di animali, ma perché racconta davvero di loro, e li fa vivere su carta. 
Perché leggendo non si può non desiderare di proteggere Janet, accarezzare la pancia di Shipley, o intonare a gran voce il nome di Ralph. Non si può che voler rincorrere Roscoe ovunque sia diretta, o abbracciare Orso per dirgli "non so perché sei un gatto, ma so che andrà tutto bene".

Considerazioni:
Quando ho iniziato questo libro credevo di ritrovarmi a leggere di Orso e della sua famiglia di gatti. Credevo sarebbe stato lui a narrarci la sua storia e quella dei suoi familiari. Ammetto che anche questa diversa prospettiva non mi sarebbe dispiaciuta, però quella scelta da Cox (ossia lo scrittore stesso come voce narrante) ha, a mio parere, il pregio di rendere meno umani i felini. 
Noi lettori restiamo solo spettatori e, come sempre accade, riusciamo solo ad immaginare i pensieri dei nostri amici animali, senza riuscire a coglierne mai davvero l'essenza.  Ne è un esempio lo stesso "gatto filosofo", Orso, la cui indole rimane sempre imperscrutabile.  All'apparenza saggio e malinconico, con il suo sguardo intenso e perennemente sbigottito, pare riuscire a leggere davvero nell'animo umano. Questa sua caratteristica lo rende unico nel suo genere, sia per chi lo incontra, che per chi, come noi, può solo limitarsi a leggerne le gesta.        

Venti minuti dopo arrivò Orso. Ho detto "arrivò" ma sarebbe più corretto dire che si materializzò. Aveva piovuto e senza alcun preavviso comparve accanto a noi, inzuppato, con gli occhi umidi e spalancati, illuminato da un raggio di sole che sembrava essere spuntato apposta per lui, anzi, che sembrava addirittura averlo trasportato lì. Ci stava scrutando come se stesse guardando contemporaneamente nel passato di Gemma e nel nostro futuro. Normalmente Orso si asteneva dalle volgarità tipiche del comportamento felino, ma nel confronti della pioggia aveva la stessa reazione dei miei altri gatti: sembrava dargli un'enorme fiducia in se stesso. In ogni caso era fiducioso di trovare un essere umano da usare come asciugamano.

Ma se Orso è, a detta di tutti, speciale, gli altri gatti non risultano per questo meno simpatici. Ognuno ha qualche bizzarra abitudine che lo rende adorabile, persino l'irascibile Shipley. Ed è bellissimo potersi affacciare e assaporare questo spaccato di vita a quattro zampe. Perché è essenzialmente di questo che si parla, di una finestra sulla vita piacevolmente condivisa da Tom Cox e dai suoi gatti, ed è proprio ciò a rendere il romanzo originale. 
Se la maggior parte dei libri ha infatti una premessa, uno svolgimento dei fatti più o meno intricato a seconda dei casi, e una conclusione (talvolta con finale aperto), in "Orso" non c'è nulla di tutto questo. Ci troviamo direttamente catapultati negli eventi, e seguiamo la vita di Tom giorno per giorno, come se fossimo solo testimoni invisibili della sua quotidianità, dentro e fuori le mura domestiche. Nessun evento concitato (o meglio ben pochi) e nessun finale a sorpresa. La narrazione risulta così veritiera, quasi fosse null'altro che un reportage.      

Nei mesi immediatamente successivi alla separazione, questi gatti mi avevano inesorabilmente riportato a una relazione ormai finita da tempo. Le loro storie erano le mie e di Dee. Avevo temuto che i loro numerosi soprannomi suonassero male se li pronunciavo nella casa che io e Dee avevamo condiviso, in presenza di qualcuno che non fosse lei. 
Erano i quattro punti più vicini e più dolenti su una mappa personale di Norfolk chiamata "Noi" e in quella prima, desolante estate da single erano stati tutto il mio orizzonte.

Ora, se state pensando che questa formula non può che rendere le pagine noiose e prive di brio, posso rispondervi che di allegria e vivacità il libro è pieno zeppo. Non a caso posso dirvi di essermi letteralmente innamorata di questi dolci gattini (soprattutto della piccola Roscoe, anche in versione pazza indemoniata, e del più schivo Orso). Ho adorato poi anche l'esuberante Floyd e il rapporto simbiotico che sembra instaurare con il suo "padrone" Mick, il padre del protagonista. Ho trovato i passi a loro dedicati di una tenerezza infinita.  
Altra cosa di cui vi vorrei parlare è la struttura del libro, costituita da capitoli più o meno lunghi, alternati ad altri più brevi, di stampo generale e non sempre inerenti alle vicende narrate (ad esempio "I dieci comandamenti felini" oppure "Consigli per i neoproprietari di gattini". Il tutto è condito da tanto humor inglese!       

Posti dove dormire che piaceranno al vostro gattino 

È sbagliato pensare che al gattini piaccia dormire sulle coperte o sui maglioni. In realtà preferiscono di gran lunga dormire nei cestini per l carta straccia. Nessuno sa bene come mai, ma alcuni esperti pensano che c'entri il fatto che i cestini per la carta straccia spesso contengono riviste, e ai gattini piace leggere prima di addormentarsi. Comprate un cestino per la carta straccia che sia un po' più grande del vostro gattino, così gli andrà a pennello quando sarà cresciuto. Se non c'è un cestino per la carta straccia, in genere un gattino si adatterà a dormire sul coperchio di un gabinetto, o sul collo di una persona fra i cinquantacinque e i sessantacinque anni.

Un'ultima breve considerazione vorrei farla sulla copertina e sul titolo dell'edizione italiana. Trovo la cover davvero deliziosa (anche se, per quanto mi è parso di capire, non ritrae il vero Orso), soprattutto per il retro che, a mo' di albero genealogico, ci presenta in breve i componenti della famiglia Cox (a tal proposito sappiate che non condivido affatto l'assenza di Janet U_U).                                                                     
Per quanto riguarda invece il titolo avrei preferito si fosse mantenuto quello originale "The Good, the Bad and the Furry", che sposta l'attenzione dal solo Orso (come nella nostra edizione) a tutti gli animali protagonisti, come in effetti dovrebbe essere. 
Tralasciando questo piccolo particolare, posso solo consigliare "Orso", non solo a tutti gli amici gattofili, di cui sento di far parte, ma anche a chiunque desideri leggere un libro piacevole, affettuoso e divertente.

Ringrazio la casa editrice Piemme per avermi inviato una copia cartacea del romanzo.

il mio voto per questo libro

2 commenti:

  1. Oh!! Lo voglio leggere anche io questo gioiellino!! *_*
    Il brano su Orso che torna in casa dopo la pioggia è troppo vera, lo faceva anche un mio gatto!!! XD

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Il libro è pieno zeppo di scene del genere. Tutti gli amanti dei gatti non potranno che adorarlo!

      Elimina

♥ Dimmi la tua ♥
Accetto volentieri saluti e commenti relativi all'argomento del post. Evitate i commenti volti esclusivamente a pubblicizzare i vostri blog. Grazie!