lunedì 14 settembre 2015

Recensione: "Sophie sui tetti di Parigi" di Katherine Rundell

Titolo: Sophie sui tetti di Parigi
Titolo originale: Rooftoppers
Autore: Katherine Rundell
Illustratore: Terry Fan
Editore: Rizzoli
Data di Pubblicazione: 12 marzo 2015
Pagine: 283
Prezzo: 14,50 € 

Trama:
La mattina del suo primo compleanno, una bambina galleggia nella custodia di un violoncello sulle acque della Manica. A raccoglierla è Charles, un eccentrico ma premuroso scapolo inglese, che decide di prendersi cura di lei. Una cura un po’ speciale, perché Charles usa i libri come piatti e permette a Sophie di scrivere sui muri. Per questo, quando la ragazzina compie dodici anni, i servizi sociali minacciano di metterla in un istituto. Allora Charles e Sophie fuggono a Parigi in cerca della madre di lei, con un solo indizio in mano: la targhetta sulla custodia del violoncello che l’ha salvata dal naufragio. L’impresa non è affatto semplice, ma Sophie troverà sui tetti di Parigi un aiuto inaspettato.

Recensione:
Con questo libro è stato amore a prima vista. 
È bastato osservare la copertina per pochi istanti per capire che le pagine racchiudevano qualcosa di speciale. E, come ben saprete, quando capita di avere questi colpi di fulmine letterari, si ha sempre il timore che la delusione ti aspetti dietro l'angolo. Ma posso dire, con enorme sollievo, che questo romanzo non solo non ha vanificato le attese, ma ha addirittura superato di gran lunga le mie aspettative.
La storia che ha per protagonista Sophie è senza dubbio originale, capace di dar vita a personaggi stravaganti e di buon cuore, che sanno raccontare con parole semplici grandi verità.
Tutto ha inizio con una bambina scampata ad un naufragio, una bambina salvata da un affettuoso benefattore che, seppur senza alcuna esperienza, sceglierà di farsi carico della sua istruzione.
E che istruzione! Sophie cresce come ogni bambino vorrebbe fare. Charles, il suo tutore, la riempie di affetto e attenzioni, la sprona a dare il meglio di sé, a non arrendersi, ad aver fiducia negli altri e in se stessa.
Non rimarca gli errori, anzi, le ricorda quanto i suoi difetti la rendano speciale, la incoraggia a sfidare i pregiudizi e le convenzioni, a credere sempre a ciò che il cuore le dice di fare.
E in quella casa Sophie si sente amata, circondata di libri, che usa anche come piatti, e soprattutto libera di esprimersi come meglio crede. In Charles trova quella famiglia che non ha mai saputo di avere, quella famiglia che, anni prima, il mare le ha portato via.
E se quasi ogni storia ha un cattivo che porta scompiglio e sofferenza nelle vite della gente perbene, in questo caso sarà, per la sfortuna di Sophie, la severa Miss Eliot, per conto dei servizi sociali, a rovinare tutto.
Grazie all'intervento dell'impettita signora, la ragazzina si troverà improvvisamente costretta a dire addio a tutto ciò che ama, a Charles che si è sempre preso cura di lei, alla sua casa e a Londra. Lo stravagante tutore non è difatti considerato all'altezza del suo compito, perché se non si insegna ai bambini ad obbedire e rispettare le regole, ma si ha semplicemente fiducia nelle capacità di ognuno di discernere bene e male, allora non si è capaci di fare i genitori.
Ma se c'è qualcosa che Charles non ha mai smesso di ripetere alla sua buffa bambina è che non bisogna mai ignorare una possibilità, neppure la più remota.
Armati solo di questa convinzione e di un piccolo indizio che il passato ha inaspettatamente riportato a galla, i due temerari protagonisti sceglieranno di intraprendere un intrepido viaggio, nella speranza di ritrovare a Parigi l'unica persona capace di salvare la piccola dal triste destino che l'attende: sua madre.
A bordo anche lei della nave naufragata, la Queen Mary, sembra essere svanita nel nulla dopo quella tragica notte. Poche sono le possibilità di ritrovarla ancora viva, ma, come potete immaginare, non c'è nessuno più caparbio di una figlia in cerca della propria mamma.
Ovviamente non vi svelerò l'evolversi della vicenda, posso però dirvi che il viaggio a Parigi sarà il punto di svolta di tutta la narrazione. Giunta con il proposito di far luce sul passato, la ragazzina troverà nella città degli innamorati molto più di quanto si aspettasse. 
Ruolo decisivo in questo avranno i tetti, come si può intuire dal titolo del romanzo. Solo lì Sophie sente di essere libera, più lontana possibile dal mare che le ha già sottratto troppe cose, e più vicina possibile alle stelle, agli uccelli e alle nuvole, e a tutto ciò che c'è di meglio al mondo.
Più vicina possibile anche a Matteo, il ragazzo rude e schivo che da anni vive a decine di metri da terra, e che non fa che saltare tutta la notte da una casa all'altra, scivolando sui pluviali o aggrappandosi ai comignoli.
Lui non ha famiglia, nessuno che si prenda cura di lui, nessuno che si preoccupi di sapere se sta bene, se ha fame o freddo, se sente o no il peso della solitudine. Almeno fino all'incontro con Sophie. Lei riuscirà con la sua tenacia a far breccia in quel cuore indurito da troppa sofferenza, e a fare di lui un alleato.
Insieme condivideranno molte ore fatte di pasti a base di piccione e tanta improvvisazione, di lezioni di funambolismo, o di corse sulle tegole.
Ma soprattutto, grazie al suo amico di fortuna, Sophie imparerà a non avere più paura, a librarsi in volo come i gabbiani, a vivere alla giornata e diventare una ragazza dei tetti.

Si accovacciò per avvicinarsi all'acqua: era scura come la notte, e le stelle luccicavano sulla superficie. Aveva qualcosa di impenetrabile, come un segreto. Sophie si chinò fino a vedere anche il proprio riflesso. Anche lei sembrava impenetrabile, e più bella di quanto si fosse mai vista.

E se questa mia breve esposizione non è bastata ad incuriosirvi, lo faranno sicuramente le atmosfere magiche e suggestive che solo una Parigi vista dall'alto può offrire.
Le descrizioni della Rundell sono impeccabili, capaci di dipingere luoghi, odori e sensazioni con una maestria unica, di trasportare letteralmente il lettore a mille piedi dal suolo.
La cosa che più mi ha colpito è stata il constatare come ogni passeggiata notturna sia ritratta in modo diverso, in ognuna si colgono particolari nuovi e affascinanti. L'autrice non cade nei soliti cliché, né si perde in inutili ripetizioni.

Il buio era ancora più buio lassù; era denso e silenzioso. Per la strada sembrava opaco e concreto, come una lavagna. Lì era pieno di uccelli invisibili e di sussurri. Anche gli odori erano diversi. Dalla strada si aveva l'impressione di riuscire a cogliere soltanto quelli a pochi metri da sé. Dal tetto sembrava si mescolassero gli aromi di tutti i panifici e negozi di animali di Parigi. Il risultato era un profumo intenso, strano e piacevole. 
La luna sembrava due volte più grande, e tre volte più bella. Vista dall'alto dei tetti, era qualcosa cui valeva la pena di dedicare del tempo. 
Sophie immaginò sua madre, lassù, tra le stelle. Il posto delle mamme è sui tetti.

Per quanto riguarda invece la storia credo abbia tra i pregi sicuramente l'originalità. Mi capita spesso di leggere trame di libri e trovare la solita solfa. Qui invece, sia per quanto riguarda la prima parte ambientata a Londra, che quella che ha come scenario i tetti parigini, non si incorre mai in banalità o luoghi comuni.
Basti già pensare ai personaggi, talmente caratterizzati e, nella maggior parte dei casi, stravaganti. O alle ambientazioni incantevoli, o ancora alla tematica, di certo rara in letteratura, dei senzatetto.
E che dire poi delle splendide illustrazioni che introducono ogni capitolo? Il fiore all'occhiello di un libro già di per sé straordinario.
Un romanzo che mi sento di consigliare soprattutto ai ragazzi in cerca di un'avventura un po' fuori dalle righe, ma anche agli adulti che hanno ancora voglia di viaggiare con la fantasia.
Perché "Sophie sui tetti di Parigi" è una di quelle storie che ti fanno sognare, che ti fanno staccare i piedi da terra e desiderare di diventare anche tu, un giorno o l'altro, un camminatore dei cieli.

Considerazioni:
Un mio caro amico un po' di tempo fa mi disse che i libri migliori sono quelli che ti trasportano in nuovi mondi e scenari, e che, così facendo, ti fanno dimenticare chi e dove sei realmente.
Ed è proprio questa sensazione che ho provato leggendo "Sophie sui tetti di Parigi". 
Le escursioni in notturna sui tetti sono talmente coinvolgenti da farti immaginare di essere lì, sul bordo del mondo, ad osservare la città che prende lentamente vita alle prime luci dell'alba, ad ammirare il letto argenteo del fiume, illuminato dai raggi di luna, o ancora ad assaporare con ogni folata di vento i profumi del pane appena sfornato e dell'erba bagnata dalla pioggia sottile.

Gli orologi sotto di lei batterono le quattro del mattino: Parigi si stava svegliando. Ascoltare la città a quell'ora era come sentire il mormorio di centinaia di segreti: il borbottare sommesso di tanti indovini.

Tutto sembra più vero quando sei solo spettatore, e i problemi sembrano molto più leggeri se cambi prospettiva.
E così Sophie, abituata ad una vita, sicuramente bizzarra, ma fatta comunque di cibo in tavola e calde coperte, non può credere ai suoi occhi quando si imbatte nell'esistenza fatta di stenti, che Matteo conduce giorno per giorno.
Lui è ormai abituato a tutto, a sopportare i morsi della fame quando le condizioni non gli permettono di procurarsi nulla da mettere nello stomaco, a vincere il freddo con grasso e piume d'oca, a saltare senza sforzi da una tegola a un albero, a difendersi dagli intrusi, marcando il territorio, quando è necessario.
Se questa storia, come credo, racchiude degli insegnamenti, ritengo che il personaggio di Matteo ne sia l'esempio lampante.
Costretto a crescere troppo in fretta, non perde la speranza e il coraggio di andare avanti. Con i suoi pochi anni sulle spalle, mostra di essere molto più maturo di quelli che amano definirsi adulti.
Come Miss Eliot che considera essenziali i bottoni a destra o a sinistra di una camicia, ma non riesce a riconoscere la serenità di una bambina che cresce felice e amata, neanche quando se la trova davanti. Lei è l'esempio di quei grandi che, come diceva Antoine de Saint-Exupéry, non riescono a vedere.
Ormai sono troppo abituati a fare delle convenzioni, di ciò che si addice e di quel che invece non si deve fare, la loro ragione di vita, da non riuscire a discernere nulla se non sulla base delle proprie regole.
Charles Maxim invece rappresenta l'esatto opposto di questa categoria di persone. È colui che, nonostante l'età, conserva l'animo ingenuo e fanciullesco di chi non è stato intaccato dai dogmi della società. Nonostante le sue stravaganze, non sempre positive a dir la verità, è il personaggio che più di tutti attira le simpatie del lettore, con i suoi modi di fare sempre gentili e comprensivi.
Ama Sophie più di ogni cosa al mondo, come se fosse davvero figlia sua, ed è disposto a tutto per la sua felicità.
Per quanto riguarda la ragazzina poi, anche lei in quanto a bizzarrie non scherza. Sembra racchiudere in sé le caratteristiche più strampalate di entrambi i genitori, dallo spirito d'avventura del suo tutore di fortuna, all'amore folle per la musica e gli atteggiamenti, non proprio femminili, della madre perduta.
La conoscenza con Matteo e gli altri danseurs du ciel non fanno che accentuare la sua natura di spirito libero.

Non le era mai capitato di sentire così poco la paura. 
Forse, si disse, è questo che fa l'amore. Non serve a farti sentire speciale. Serve a farti essere coraggioso. Come una razione di cibo nel deserto, o una scatola di fiammiferi in una foresta buia. Amore e coraggio, pensò Sophie, erano due parole per dire la stessa cosa. Non hai nemmeno bisogno che l'altra persona sia lì con te. Solo che sia viva da qualche parte.

Per quanto riguarda poi proprio i ragazzi dei tetti, le pagine a loro dedicate sono estremamente affascinanti. Entrare nel loro rifugio fatto di amache sugli alberi, di salti nel vuoto e arrampicate sulle cattedrali, pare quasi l'ingresso in un mondo fantastico a cui solo pochi privilegiati possono accedere.
Tutti loro, dalle avventurose sorelle Anastasia e Safi al misterioso Gerard, mi hanno ricordato un po' i bimbi sperduti di J. M. Barrie. E chi poteva essere il loro Peter Pan, se non l'imperturbabile Matteo, capace di guidare il suo manipolo di amici per le vie più impervie?
In generale ho davvero apprezzato la capacità dell'autrice di creare un intreccio intrigante, combinando in questo libro la spensieratezza dei più giovani alla maturità dei saggi. Il tutto condito da deliziosi dialoghi, scenari surreali, bellissimi disegni e tanta fantasia.
La ricetta perfetta per un capolavoro, capace di dare ristoro e pace anche ai cuori più affaticati.

Ringrazio la casa editrice Rizzoli per avermi inviato una copia cartacea di questo romanzo.

il mio voto per questo libro

7 commenti:

  1. Lo avevo adocchiato appena era uscito, ma non mi ero mai decisa a prenderlo. Che dire, mi hai convinta!

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  2. Ciao <3
    Bellissima recensione**
    Mi ispira moltissimo!

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  3. Aspettavo con ansia la tua recensione e non sai come sono stata contenta di leggere tutti gli elogi che hai fatto a questo libro e tutto l'entusiasmo che hai trasmesso... lo devo assolutamente prendere, non vedo l'ora di leggerlo!! <3 <3

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  4. Mi aveva colpito la cover, ora lo voglio! :D

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  5. Bellissima recensione, anche io ero rimasta colpita dalla cover!

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  6. stupendo a partire dalla copertina!
    http://www.audreyinwonderland.it/

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  7. Ciao! Questo libro me l'ero proprio perso, ma mi hai incuriosita tantissimo! Me lo segno! :)

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